Yves Saint Laurent

Tra arte e industria

Yves Saint Laurent

Nato in Algeria, Yves Saint Laurent cominciò a lavorare per Christian Dior all'età di 17 anni. A seguito della morte di Dior nel 1957, Saint Laurent fu chiamato a succedergli.

Miope e timido, con i suoi grandi occhiali dai quali non si separava mai, nel 1960 il giovane stilista era stato chiamato a prestare servizio militare. Venne riformato per una depressione nervosa. Nel frattempo la casa di avenue Montaigne l’aveva sostituito con un altro creatore, Marc Bohan.

È subito dopo che nasce la sua casa di moda, al numero 30 di rue Spontini, al limitare del Bois de Boulogne e poi al numero 5 di avenue Marceau. Pierre Bergé ricoprirà un ruolo importante nella sua vita, privata e professionale: al primo la creazione, al secondo la gestione.

Nel 1966 presenta il primo smoking da donna e apre la prima boutique di prêt-à-porter sulla Rive Gauche, a Parigi. Tre anni più tardi, sulla Rive Gauche, sarà la volta della prima boutique Saint-Laurent per uomo.

La griffe viene riacquistata nel 1999 dal gruppo Gucci e solo la «haute couture» resta al 5 di avenue Marceau, prima della fine dell’attività nel 2002.

In occasione dei festeggiamenti per il suo quarantesimo compleanno, memorabile è rimasta la sfilata di trecento modelle sul terreno dello «Stade de France» prima della finale della coppa del mondo di calcio tra Francia e Brasile.

Alla pari di Chanel, Saint Laurent ha creato uno stile unico. E’ stato per decenni simbolo dell'eleganza più raffinata, moderna, innovativa. Per primo, negli anni 60, ha capito che l'alta moda poteva trarre ispirazione dalla strada e non essere soltanto una realtà autoreferenziale. Un mondo chiuso in se stesso senza rapporti con la realtà. Creò scalpore la collezione del 1958 con la quale esordì.

Presentò negli eleganti saloni di Avenue Montaigne, una silhuette grintosa e irriverente, molto poco politicamente corretta per il conformismo sartoriale dell'epoca. Profumi, occhiali, accessori di moda arricchiscono la produzione e la popolarità di Ysl, che durante la cerimonia di addio all’attività, confessa di aver conosciuto nella sua vita «la paura e la solitudine terribile. I falsi amici che sono i tranquillanti e gli stupefacenti, la prigione della depressione e quella della casa di cura».

Lo scorso anno ha ricevuto dal presidente francese Nicolas Sarkozy l’onorificenza di Grand’ufficiale della Legion d’Honneur.

Si intuiva già dagli esordi lo spirito eterodosso di questo nuovo disegnatore, il quale, nell'arco della sua carriera ha mantenuto la promessa di allora. Diventò un innovatore costante, un modernizzatore dell'immagine femminile. Ha fatto tutto o quasi tutto prima degli altri.

Sua è stata l'intuizione di trasferire alcuni capi del guardaroba maschile in quello femminile: il blazer, la sahriana, lo smoking, il trench. Il giubbotto di pelle, il tailleur pantaloni.

Sua la dirompente carica di vitalità abbinata a una divorante passione per l'arte. Ha fatto omaggi estrosi ai maestri della pittura del Novecento, da Picasso a Andy Warhol, da Matisse, a Braque, da Mondrian a David Hockney, quando il binomio arte-moda non era ancora una trovata scontata. Un luogo comune da passerella "colta".

Sue, ancora per primo, sono state le commistioni etniche e folcloristiche con le quali ha arricchito gran parte delle proprie collezioni di suggestioni che gli venivano di volta in volta dall'Africa, dalla Spagna, dall'India, dal Marocco, dalla Russia.

L'amore per il teatro e per la letteratura, Marcel Proust in testa, come autore feticcio, sono state anch'esse trasposte nella sua moda, infuse nei modelli che ha saputo creare.

Ma al di là di una creatività multiforme, Saint Laurent ha avuto anche intuizioni commerciali geniali. Ha capito, ancora una volta in anticipo sui suoi colleghi, che le idee così moderne della sua alta moda potevano, trasformarsi in prodotto industriale.

Dopo una lunga malattia, un tumore al cervello, lo stilista si spegne a Parigi, nella sua casa, la notte del 1 giugno 2008, all'età di 71 anni.

Il ricordo di Pierre Bergé

Il ricordo di Pierre Bergé

“Sono sconvolto ma non voglio trasmettere né le mie emozioni né il mio dolore. E' tutto privato e li serbo con me”. E' il commento laconico di Pierre Bergé, compagno di lavoro e di vita di Yves Saint Laurent, alla notizia della morte dello stilista.

"Yves Saint Laurent era riservato e timido, ma poteva essere allegro e molto divertente. Non ha per nulla sbagliato perché ha accompagnato l'evoluzione delle donne".

"Quando un artista ha successo, come ne ha avuto Saint Laurent significa che non era certo confuso e sapeva bene quello che faceva. Sapeva perfettamente che aveva rivoluzionato l'alta moda e conosceva l'importanza del posto che aveva occupato nella seconda parte del 20/o secolo".

"Da molti anni non usciva più, vedeva troppo poca gente. Si muoveva soltanto, accompagnato dal suo autista, dal suo domicilio alla casa di moda. E' così, in questo breve percorso, che vedeva la vita nella strada".

“Una cosa da conservare un modello emblematico, è senz'altro lo smoking. E' quello che simbolizza meglio la complicità di Yves Saint Laurent con le donne".

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